(Adnkronos) – Il governo italiano sulla riforma del Mes “ha fatto una battaglia politica sbagliata, con preconcetti” ma la mancata ratifica delle modifiche “non è un dramma”. Così all’Adnkronos Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano. Già commissario alla spending review nei governi Letta e Renzi e, prima, direttore esecutivo al Fmi, Cottarelli che ha appena pubblicato il suo nuovo libro ‘Senza giri di parole’, si sofferma sul nodo delle modifiche al fondo salva-stati non ratificate dall’Italia, unico paese nella zona euro a non averle recepite. “La revisione del Mes – osserva – doveva essere approvata, non era danno per l’Italia, era una cosa buona e si poteva andare avanti” ma “si è deciso di farne una battaglia di bandierine”. Ad ogni modo per l’economista la mancata ratifica italiana delle modifiche che di fatto estenderebbero le funzioni del Mes alla gestione delle crisi bancarie “non è questione vita o morte”.
“Dire che la mancata approvazione della riforma comporta rischi enormi è sbagliato”, rileva e “magari se in futuro dovesse essercene bisogno le modifiche verranno approvate”. Certo “è l’ennesima cosa che andrebbe fatta e non si fa ma ci sono altre priorità che andrebbero affrontate e non si fanno”, sottolinea l’economista, mettendo in cima alle lista la necessaria riforma della burocrazia e le strategie per ridurre i costi dell’energia. Ma più in generale in Europa ci sono ‘grandi assenti’ dai quali dipendono a catena altri ‘vulnus’: serve un consistente bilancio comune e la riforma della governance europea. “A livello Ue è molto più grave che non si faccia un bilancio con risorse sufficienti che conti 5-6% pil e non un bilancio minuscolo”, scandisce Cottarelli. Ma, ribatte, “molto più grave è che non si riformi la governance europea, che esista ancora il diritto di veto”. Ed il Mes “dimostra che un paese può bloccare tutti – conclude – basta uno, e il caso italiano lo dimostra, per bloccare tutto”.
Cottarelli interviene anche sul taglio di Moody’s del rating Usa. “Si allinea con i declassamenti” delle altre agenzie, dato che già Fitch e S&P avevano rivisto il giudizio massimo nei confronti degli Stati Uniti. D’altra parte, osserva, “con un debito raddoppiato negli ultimi 20 anni, gli Usa non meritavano un giudizio AAA e ad ogni modo restano con una valutazione elevata” ad AA1. “Quello che finora ha tenuto è l’elevata crescita che aiuta la sostenibilità del debito con un rialzo del debito-pil contenuto” ma “nonostante questo negli ultimi anni il debito è cresciuto parecchio e Trump ha ereditato” questa situazione. “Ora – sottolinea Cottarelli – bisogna vedere come si evolverà la spending review di Elon Musk ma al momento i tagli sono stati modesti”. C’è poi in vista “un aumento della spesa per la difesa, la sanità e le pensioni”, che peseranno sul debito Usa. In questo quadro si inserisce la scelta dei dazi finalizzata a spingere l’economia interna e sanare lo squilibrio della bilancia commerciale. “I dazi sono una strategia per far rinascere il settore manifatturiero ma non è possibile riportare indietro orologio di 50 anni” e gli effetti si sono visti, da qui “la scelta obbligata di una tregua” per “creare un po’ di spazio per evitare la recessione”, spiega Cottarelli. Una sospensione provvisoria delle tariffe che “nell’immediato è una buona notizia perché ha stabilizzato i mercati ma – avverte – resta il fatto che gli indicatori sul sentiment delle famiglie americane sono ai minimi storici e il dato sulla crescita del primo trimestre ha segnato un -0,3% annuo”. Inoltre “i negoziati non saranno semplici e quindi – conclude – resterà un clima di incertezza”. (di Luana Cimino) —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Mes, parla Cottarelli: “No Italia sbagliato ma non è dramma”
© Riproduzione riservata