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Caso Garlasco, dal canale spunta un vecchio martello: è l’arma del delitto?

(Adnkronos) – Colpo di scena nelle nuove indagini sul delitto di Garlasco. Le ricerche, condotte nel canale di Tromello hanno dato risultati che i carabinieri definiscono positivi. Alcuni oggetti sono stati trovati e ora sono al vaglio degli inquirenti per valutarne la loro utilità per far luce sull’omicidio di Chiara Poggi, la 26enne uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco.  Tra gli oggetti, rivela la trasmissione ‘Chi l’ha visto’, anche un martello che è l’unico oggetto che la famiglia ha sempre dichiarato mancare dalla villetta di via Pascoli a Garlasco. Secondo le perizie sarebbe compatibile con le ferite sul corpo della ragazza. L’attrezzo è stato trovato proprio nei 300 metri in cui si concentrate le ricerche di carabinieri e vigili del fuoco, poco distante anche dalla casa disabitata della famiglia Cappa, dopo la testimonianza di un uomo che, dopo quasi 18 anni di silenzio, ha parlato di una ragazza che ha gettato un oggetto metallico – gli inquirenti in realtà cercavano un attizzatoio da camino – nel canale la mattina dell’omicidio. Trattandosi di un oggetto comune e di un ritrovamento, avvenuto ad anni di distanza, la prudenza è d’obbligo. Tutta da valutare la rilevanza di questi ritrovamenti – tra cui anche il bracciolo in ferro di una sedia – con cui si chiudono le ricerche.  
L’area dragata ha riguardato una lunghezza di circa 1,2 chilometri, ma le ricerche – rese difficili anche dal trascorrere degli anni – si sono concentrate solo nei trecento metri che scorrono lungo il paese. È qui che un testimone – in un’intervista a ‘Le Iene’ – sarebbe stata gettata l’arma del delitto di Chiara Poggi. Nel video della testimonianza, sequestrato e che verrà trasmesso integralmente nella puntata del prossimo 20 maggio, il testimone parla di un lungo oggetto metallico che sarebbe stato gettato da una ragazza (asseritamente identificata come Stefania Cappa, non indagata) nella roggia che scorre tra le case.  Ma la procura di Pavia si muove su due fronti nella nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi. Un’indagine che ha portato alla condanna in via definitiva a 16 anni di carcere di Alberto Stasi e che ora – su input anche della difesa dell’ex fidanzato – punta su Andrea Sempio, oggi perquisito, oltre che sulla ricerca dell’arma del delitto.  In particolare, ieri le perquisizioni – durate quasi sette ore – hanno riguardato la sua abitazione a Voghera, la casa dei genitori a Garlasco e quelle di Mattia Capra e Roberto Freddi (non indagati), amici di Sempio e di Marco Poggi, fratello della vittima. I due nomi – non inediti per chi conosce gli atti – compaiono tra i verbali dei carabinieri redatti nell’ottobre 2008, poi nell’inchiesta in cui si ricostruiscono i contatti telefonici di Sempio avuti nella mattinata del delitto, quindi tornano nel febbraio del 2024 quando in una relazione i carabinieri svelano che hanno acquisito il loro materiale biologico, oltre a quello rubato a Marco Poggi frugando nella spazzatura. Roberto frequentava la stessa scuola elementare di Marco, con Mattia invece condivideva la passione per il calcio, entrambi frequentavano casa Poggi ed entrambi vengono contattati telefonicamente da Sempio il giorno del delitto. Chiamate ed sms che si concentrano tra le 9.58 e le 12.18 e che rendono credibile, insieme allo scontrino del parcheggio di Vigevano, gli spostamenti di Sempio la mattina di quasi 18 anni fa.  Tra gli oggetti sequestrati, da quanto si apprende, risultano appunti scritti a mano conservati in alcune scatole, vecchi ‘diari’ in cui Sempio scriveva frasi e idee su come piacere alle ragazze, ma le acquisizioni hanno riguardato anche supporti informatici e il contenuto di nuovi e vecchi telefoni da cui potrebbero venir fuori risvolti inediti. Un atto d’indagine che non sembra turbare Sempio. “Andrea è sereno come sempre e ha dato piena disponibilità a mostrare ogni spazio della casa” le parole dell’avvocata Angela Taccia che insieme al collega Massimo Lovati difendono il 37enne.  E alla vigilia dell’incidente probatorio in programma venerdì 16 maggio – in cui si discuterò della traccia biologica mista trovata sulle unghie di Chiara Poggi – la famiglia della vittima, già provata da anni alla ricerca della verità sull’omicidio, si dice “ancora una volta basita per quanto sta accadendo. Il nostro ordinamento attribuisce alle Procure un amplissimo potere in fase di indagini ma non per questo gli inquirenti possono collocarsi al di sopra della giurisdizione ignorando quanto accertato in un giusto processo, valorizzando – a distanza di quasi 20 anni – delle ipotesi stravaganti e creando in tal modo i presupposti per una loro immediata diffusione sugli organi di stampa” le parole, in una nota, dell’avvocato Francesco Compagna.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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