(Adnkronos) – Un grido d’aiuto attraverso le pagine de ‘La Notizia’ a causa di pesanti difficoltà finanziare. E’ quello lanciato oggi da Paolo Guzzanti, con la richiesta di una mano dopo essere rimasto “letteralmente a terra” a causa di diverse operazioni e del fisco. “La misura dell’aiuto che vi chiedo è libera, piccola e a piacere. Mi si sono ingorgate le spese mediche per quattro interventi in un anno non coperte da assicurazione e una valanga di tasse che, per quanto previste, mi hanno lasciato letteralmente a terra con soli 14 euro in contanti”. Questo uno dei passaggi del toccante messaggio che, assieme ad un nucleo ristretto di persone alle quali dichiara di destinare stima e affetto – ha ricevuto la giornalista Sara Manfuso una manciata di giorni fa dall’85enne giornalista, politico, saggista. Ma la sua storia, dice Manfuso, “assomiglia a quelli di molti italiani. Paolo, definisci la tua richiesta di aiuto come ‘quanto di più umiliante’, eppure hai avuto non solo la forza di chiedere supporto ma anche quella di divulgare un messaggio che permetterà certamente a molte persone di sentirsi meno sole. Ma partiamo dalla salute. Come stai?”, chiede la cronista. “Mi sono ritrovato ad essere un malato renale, con una importante insufficienza. Da dicembre a febbraio ho subito ben quattro interventi. Oggi va meglio, ma ho sofferto anche di ‘piccola depressione’, quella condizione che ti porta a lasciarti andare e a non avere nemmeno la voglia di alzarti dal letto per lavarti i denti”, risponde Guzzanti. Il diritto alla salute garantito dalla nostra Costituzione è forse in pericolo? “La comunissima catena che spinge ad andare da un medico all’altro in presenza di una malattia, o di approfondimenti diagnostici ha dei risvolti economici pesanti e anche quelli psicologici che ne conseguono non sono da meno – rimarca il giornalista – Per ben 50 anni ho pagato da giornalista l’assicurazione e sono dunque ‘un privilegiato ‘(a mie spese, si intende), ma a molte persone questa possibilità è stata preclusa e oggi sono un numero in liste di attese interminabili dove si rischia anche la vita. La sanità pubblica oggi esiste e resiste, ma subisce depotenziamenti per quantità e qualità. Pensiamo alla carenza di medici o di macchinari adeguati nelle strutture ospedaliere. In alcuni casi, abbiamo anche il paradosso di disporre dei mezzi ma non di risorse umane adeguatamente formate al loro utilizzo”. Spese mediche, ma anche tasse. L’Istat certifica l’aumento della pressione fiscale di almeno un punto con il 23.1% di italiani a rischio povertà. Intanto, cresce l’Iva su alcuni beni essenziali, mentre si vuole abbassare sulle ostriche… “Nella parata delle nazioni siamo nella classifica tra quelli maggiormente tassati. Ma, attenzione, perché gli altri paesi – tassati come o più di noi – hanno però un aspetto diverso – osserva Guzzanti – Il Fisco non è solo l’aguzzino che riscuote le tasse e sanziona se non tutto è in ordine. Viene a casa tua, verifica ciò di cui tu hai bisogno, viene a conoscere i tuoi problemi (fosse anche solo l’apparecchio odontoiatrico di cui necessitano i figli) per cui lo Stato chiede dei soldi, ma ti garantisce dei servizi. Invece, in Italia lo Stato chiede i soldi per coprire dei debiti. Non sono un tecnico e non posso indicare la via da seguire, ma credo che qualcosa in più – anche nell’ultima legge di bilancio – doveva essere fatta per ridurre la sproporzione tra quanto dobbiamo corrispondere di tasse e la qualità di ciò che ci viene reso in cambio. C’è un detto americano che rende l’idea…”. Quale? “No taxation without representation, espressione della rivoluzione americana. In sostanza, il cittadino ha il diritto di stare nella stanza dei bottoni per decidere e monitorare come vengono spesi i suoi soldi. Non vogliamo restare fuori dalla porta per poi conoscere e subire passivamente il livello di tassazione!”, avverte. E alla domanda, in quanto padre di tre figli, se sul contrasto all’inverno demografico si stia facendo abbastanza e su quanto è difficile mettere su famiglia oggi in Italia, Guzzanti risponde: “Napoleone diceva ‘prima entri in combattimento, poi ti dai da fare'”. “Dobbiamo dire – dice Guzzanti – che c’è stato un cambiamento culturale che ha condotto a una asettica programmazione dei figli sulla base del mutuo, per cui il momento giusto per diventare genitori – per come vanno le cose – sembra davvero non arrivare mai! Ma alla consapevolezza di questo mutamento generazionale non bisogna trascurare la carenza oggettiva di asili nido (anche i privati dovrebbero fare di più per il welfare!) che consentano alle donne di conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro. In merito alla 194, ricordando che quello all’aborto è un diritto intangibile, bisognerebbe sostenere quelle donne che vi ricorrono e che vorrebbero tenere il bambino, ma non hanno le risorse economiche per farlo. Lo Stato ha il dovere di intervenire anche a loro sostegno”. Famiglie che nascono ma anche altre che in qualche modo finiscono, o semplicemente si trasformano. “Sì, il mio secondo divorzio è stato devastante e ha contribuito fortemente alla situazione di difficoltà economica in cui oggi vivo – osserva -. Cinque anni di aule giudiziarie, perché la mia ex pretendeva che il mantenimento a lei corrisposto fosse sempre quello di quando avevo la carica di parlamentare. Divorziare è un lusso, invece dovrebbe essere un diritto garantito come l’aborto, o come tutto ciò che regola la vita civile”. Cosa rappresenta la dimensione della pittura per Guzzanti? “Una passione che coltivo da bambino, da ragazzo ho avuto una vera folgorazione con Pollock. Provo un piacere personale a stare davanti a una tela vuota e le mani agiscono ben oltre le intenzioni. Rotture o armonie che ne scaturiscono non sono raccontabili, ma sono semplicemente io”, conclude. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Paolo Guzzanti, il grido d’aiuto: “Rimasto con 14 euro, mi serve una mano”
© Riproduzione riservata