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Lo studio Unicredit: “2026 un anno di aggiustamento geoeconomico, non di rivoluzione”

(Adnkronos) – Il 2026 si apre con un cauto ottimismo, ma con volatilità residua, mentre l’economia globale si adatta alle scosse di assestamento del secondo mandato di Trump. Lo sottolinea Unicredit Investment Institute presentando “The Compass 2026”: una guida strategica per gli investitori in un anno di transizione. Le tregue tariffarie hanno attenuato i tumulti dello scorso anno senza risolvere le profonde frizioni commerciali, “lasciando i mercati a muoversi in uno scenario frammentato, tra blocchi contrapposti e competizione serrata Usa-Cina su tecnologia e risorse”.  

L’approccio incrementale di Washington cela rischi persistenti di interferenze politiche, mentre l’Europa oscilla tra la dipendenza dalla sicurezza americana e i legami economici con Pechino. Lo status di rifugio sicuro del dollaro è sotto esame, l’AI domina la narrativa e gli investitori devono prepararsi a turbolenze – meno gravi rispetto al 2025, ma lontane dalla calma. 

ANALISI PER AREA GEOGRAFICA  

La crescita globale del Pil è stimata al 3,1%, sostenuta da strategie adattive del settore privato nonostante le frizioni commerciali radicate. Negli Stati Uniti: economia solida, crescita prevista al 2,1%, trainata da stimoli fiscali e investimenti in AI. Inflazione sopra target al 2,9%, Fed attesa a due tagli dei tassi entro fine anno, fino al 3,50%.  

Eurozona: resiliente, Pil in aumento dell’1,0%, grazie a stimoli fiscali e investimenti Ngeu. La Germania avvia la sua “bazooka fiscale”, Francia alle prese con incertezze politiche, Italia beneficia dei fondi Ue. Inflazione vicina all’1,8%, Bce ferma al 2,00%.  

Europa Centro-Orientale (Cee): crescita accelerata tra 2,0% e 3,3%, spinta da domanda esterna, investimenti e fondi Ue. Consumi restano motore principale, sostenuti da mercati del lavoro tesi. Romania e Slovacchia in ritardo per consolidamento fiscale. Inflazione entro target salvo in Ungheria e Romania; spazio per tagli dei tassi in Polonia, Romania e Serbia. Rischi fiscali legati alla politica in Ungheria, Polonia, Romania e Repubblica Ceca. 

Cina: crescita rallenta al 4,1%, frenata da criticità strutturali nel real estate e domanda interna debole. Attese ulteriori misure espansive della PBoC. Giappone: crescita modesta (0,8%) con graduale stretta BoJ. Regno Unito: crescita debole (1,0%) per stretta fiscale e bassa produttività. 

PREVISIONI
 

I mercati globali entrano nel 2026 tra opportunità e complessità. I cambiamenti strutturali – dazi, geopolitica frammentata, catene di fornitura ridisegnate – sono ormai fattori permanenti. Le azioni mantengono potenziale di rialzo, guidate dai titoli Usa grazie ai guadagni di produttività legati all’AI e agli investimenti fiscali. In Europa, la spinta arriva da difesa e infrastrutture, ma domanda debole e lentezza nell’adozione tecnologica frenano il ritmo. Il reddito fisso affronta ostacoli per l’elevata emissione sovrana e l’allentamento monetario graduale, mantenendo i rendimenti alti. Sul fronte valutario, atteso un calo moderato del dollaro; materie prime sottotono, con petrolio sotto pressione e oro sostenuto dai driver di lungo periodo. 

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webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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