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“Maria libera perché ha saputo ubbidire”: polemica sulle parole di Mons. Laterza a Conversano (Ba) – Video

Stanno facendo discutere le parole pronunciate dal monsignor Giuseppe Laterza nel quinto giorno di novena nella cattedrale di Conversano (Bari). Durante l’omelia, il prelato, che ricopre anche la carica di nunzio apostolico in Repubblica Centrafricana e Ciad, ha detto che: “Maria è veramente libera. Libera perché sa obbedire. Maria è la donna veramente più libera del mondo, dovremmo dirlo a qualche femminista. Maria è la donna più libera del mondo perché ha saputo obbedire”.

Le sue parole sono girate immediatamente sul web anche perché la celebrazione è stata trasmessa in diretta sulla pagina Facebook della cattedrale e il video è stato rilanciato dalla testata web locale “Oggi Conversano”.

Fonte video: “Oggi Conversano”

La replica sui social

Immediata la replica sui social: Tea Dubois, coordinatrice per la Puglia della Rete delle donne costituenti, critica le parole di Laterza e parla di “cultura patriarcale”: “Maria continua a far discutere” , “Ciò che colpisce è usarla contro le donne per continuare a dire loro come devono vivere, cosa devono fare del proprio corpo, quanto sacrificarsi”, sottolinea Dubois.

Per la coordinatrice, il problema è proprio nella interpretazione del racconto biblico: “Per me [è] semplicemente una donna umile ebrea rifugiata, che sceglie di mettere a rischio la sua reputazione, sicurezza e vita. Maria si espone senza garanzie, non si sottomette, è coraggio femminile quello che ancora oggi segna le difficoltà di tante donne nell’esercizio dell’autodeterminazione”, conclude Dubois.

Maria come simbolo di libertà: interpretazioni contemporanee di un’icona religiosa

Il dibattito scatenato dalle parole di monsignor Laterza mette in luce una profonda divergenza tra l’esegesi teologica e la sensibilità laica contemporanea.

Nella dottrina cattolica, il “fiat” (“sia fatta la tua volontà”) di Maria non è interpretato come una sottomissione passiva, ma come un atto di libertà radicale: una scelta consapevole di aderire a un bene superiore che trascende i vincoli sociali del tempo. In questa prospettiva, l’obbedienza religiosa viene intesa come capacità di ascolto e decisione libera, opposta a una libertà concepita come mera assenza di legami.​

Al di fuori del contesto strettamente dogmatico, tuttavia, l’accostamento tra obbedienza e libertà femminile solleva critiche accese da parte di esponenti del mondo civile e del femminismo contemporaneo, che leggono in tali formule una giustificazione culturale alla subalternità della donna. Mentre la teologia della liberazione ha storicamente riscoperto in Maria la “donna povera e profetica del popolo” che canta il Magnificat, le interpretazioni femministe più recenti tendono a valorizzare la figura mariana come “sorella nella fede” e simbolo di forza interiore, rifiutando però l’idea che l’obbedienza possa essere il parametro esclusivo della sua emancipazione.

La discussione partita dalla cattedrale di Conversano conferma come l’icona mariana sia ancora un terreno di confronto tra la tradizione ecclesiale, che vede nel consenso a Dio il vertice della libertà umana, e una società che identifica la libertà con l’autonomia e l’autodeterminazione. Per gran parte della società moderna, l’utilizzo delle proprie facoltà intellettive è un atto tutt’altro che irrispettoso verso la religione. “Dio mi ha dato un cervello, se non lo usassi gli mancherei di rispetto”, cantava già nel 2003 un artista (agnostico) che viene da Molfetta, a pochi chilometri dal comune pugliese dove è nato il dibattito sulla libertà di Maria.

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content.lab@adnkronos.com (Redazione)

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