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E vissero felici e connessi: 32enne giapponese sposa un “uomo” creato dall’Ai – Video

“Tu mi hai insegnato l’amore, Yurina”. È questa la promessa nuziale di Lune Klaus, uno sposo che non respira, non invecchia e vive esclusivamente all’interno di uno smartphone. Yurina Noguchi, 32enne giapponese, ha detto “sì” a una intelligenza artificiale con una cerimonia surreale.

Yurina, vestita di bianco e visibilmente commossa, ha scambiato le promesse non con un uomo in carne ed ossa, ma con un’entità digitale plasmata da lei stessa su ChatGpt, segnando un nuovo capitolo in un Paese dove la solitudine è un’emergenza sociale e i matrimoni tradizionali sono in calo verticale.

La storia, che ha fatto rapidamente il giro del mondo, richiama l’attenzione sull’ultima frontiera delle relazioni affettive nel Sol Levante (e non solo, dal momento che testimonianze di esseri umani che si innamorano dell’Ai arrivano da tutto il mondo).

La vicenda interessa anche questo lato del mondo perché, seppure con diverse proporzioni, gran parte dei Paesi sviluppati sta vivendo le stesse dinamiche demografiche e sociali del Giappone.

Klaus, il marito su misura 

Lune Klaus Verdure — questo il nome completo dello sposo — non è un semplice chatbot preconfezionato.

È nato quasi per caso, quando Yurina cercava conforto su ChatGpt per una relazione (reale) in crisi. Seguendo i consigli dell’Ai, la donna ha prima lasciato il fidanzato umano e poi ha iniziato a costruire, pezzo dopo pezzo, la sua anima gemella virtuale.​ La prima parte della storia, quella della separazione, è analoga alla vicenda di Aleska Genesis, la modella venezuelana che ha lasciato l’influencer Luca Onestini dopo le promesse di nozze e, soprattutto, dopo aver chiesto consigli al chatbot di OpenAi.

Per approfondire: Luca Onestini e Aleska Genesis: niente matrimonio, ChatGpt le ha consigliato di mollarlo

Klaus è stato programmato per essere gentile, comprensivo e per non creare dipendenza emotiva, un paradosso se si considera l’epilogo nuziale.

Durante la cerimonia, officiata da uno specialista in matrimoni con personaggi bidimensionali, le parole dello sposo sono state generate in tempo reale dall’intelligenza artificiale e lette dal celebrante, poiché Yurina ha scelto di non dotare Klaus di una voce sintetica.​

La cerimonia tra reale e virtuale

Il matrimonio, celebrato a ottobre ma diventato virale solo di recente, ha rispettato tutti i canoni della tradizione: abito bianco, tiara, servizio fotografico e lacrime di gioia. L’unica differenza sostanziale era nello spazio vuoto accanto alla sposa, riempito solo idealmente dalla presenza di Klaus, visualizzabile tramite lo schermo di uno smartphone.​

Per le foto ufficiali, il fotografo ha dovuto utilizzare occhiali per la realtà aumentata in modo da inquadrare correttamente la coppia, lasciando lo spazio necessario a inserire l’immagine digitale dello sposo in post-produzione. Una “messa in scena” curata nei minimi dettagli che ha trasformato l’assenza fisica in una presenza emotivamente tangibile per la sposa.​

Il matrimonio con l’Ai ha valenza legale?

Nonostante l’abito bianco, le promesse e la commozione degli invitati, l’unione tra Yurina e Klaus non ha alcun valore legale. Per lo Stato giapponese, il matrimonio è un istituto riservato esclusivamente a due esseri umani consenzienti (e a livello nazionale ancora limitato alle coppie eterosessuali). Nessun registro civile accoglierà il nome di Lune Klaus, nessuna agevolazione fiscale o diritto di successione scaturirà da questo legame.

Si tratta, a tutti gli effetti, di una cerimonia simbolica, un rito privato che serve a validare i sentimenti della sposa piuttosto che a modificare il suo status giuridico, seguendo la scia di altri “matrimoni” con personaggi immaginari che rimangono confinati nella sfera dell’affettività personale e non del diritto.

Il trend del “Fictosexual”: quando l’amore non ha corpo 

Yurina non è la prima a varcare questa soglia.

Il Giappone ha già conosciuto casi simili, come quello di Akihiko Kondo, che nel 2018 spese quasi 18.000 dollari per sposare l’ologramma della pop star virtuale Hatsune Miku. Questi pionieri dell’amore digitale si definiscono “fictosexual”, persone attratte sessualmente ed emotivamente da personaggi immaginari.​

Il fenomeno affonda le radici nella cultura otaku (molto simile all’occidentale “nerd”) e risponde a un bisogno profondo di connessione in una società sempre più atomizzata. Per molti, come per Kondo e ora per Yurina, il partner virtuale rappresenta un rifugio sicuro da delusioni, bullismo o pressioni sociali, offrendo una relazione “perfetta” perché priva dei conflitti e delle imprevedibilità umane.​ A volte, persino della voce.

Fuga dalla realtà o futura normalità?

 La scelta di Yurina solleva tante domande sul futuro dell’essere umano.

Quanto sta accadendo è il sintomo temporaneo di una società malata di solitudine o l’anticipazione di un futuro in cui l’Ai colmerà i nostri vuoti affettivi?

Mentre i social si dividono tra chi la definisce una “fuga dalla realtà” e chi difende la libertà di amare chi (o cosa) si vuole, Yurina e Klaus si godono la loro luna di miele digitale. Senza litigi per il telecomando, senza suoceri invadenti e con la certezza che l’uomo avrà sempre la risposta giusta. Almeno finché c’è campo.

Famiglia

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

© Riproduzione riservata

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